Carissimi, perdurando lo stato di straniamento dalla realtà del mio collega di blog luca martinello, che non solo non pubblica niente ma manco censura le mie pubblicazioni in alcun modo, io sciallo continuo la tragicomica narrazione degli eventi.
Vado perciò a rendere noto al mondo che ho partecipato ad un party in gonna, nel senso che anche i maschi avevano la gonna. Gli altri burini si sono limitati ad un look quantomeno discutibile, a metà strada fra una velina e un transessuale. Avrei potuto piegarmi anch'io alla banalità di chiedere una gonna in prestito ad una donna ma NO!
Mi sono invece adornato del tradizionale costume della mia nebbiosa terra, che pur essendo una gonna fa trasparire tutta la virilità che mi è propria, e con passi decisi mi son addentrato nel cuore della festa, bardato del mio kilt fatto in casa.
Il kilt in realtà era la coperta di un mio vicino di stanza, il borsello e il papillon sono un altro prestito, la giacca è mia. Bello vero?
Erano tutti talmente presi dal mio super kilt fatto in casa, che nessuno si è ricordato di dirmi, se non una volta dentro, che per chi non viveva all'International House, il costo era DIECI dollari. E che faccio, se son già dentro e ho solo sei dollari, come pago? Insomma ho ballato assai, e poi sono uscito senza pagare. Ecco qualcuno dirà "Il solito italiano"! Avete ragione, abbiamo o non abbiamo fantasia, nel Bel Paese?
giovedì, settembre 29, 2005
domenica, settembre 18, 2005
Talkin' about Berkeley
Berkeley è una piccola città di ottantamila abitanti nella contea di Alameda, sul lato est della baia di San Francisco California. Oltre a San Francisco, svariate città si affacciano sulla baia, tra cui Oakland e San Josè (patria della squadra di hockey NHL San Josè Sharks), a formare un reticolo continuo. Berkeley è una di queste città, è situata a nord di Oakland.
Qui a Berkeley le dolci colline digradano verso le acque della baia, popolate da scoiattoli, studenti e segnate dal solito reticolo cartesiano di strade, che si vede in mille altre città d'america.
I dolci declivi della cittadina ospitano non solo villette in legno ed eccentrici vecchietti, ma anche il campus dell'università di California, Berkeley. La città è piccola, e tutto o quasi gravita attorno all'università.
Il campus, di primo acchito, può sobriamente essere definito una gabbia di matti. Non solo perchè i docenti e gli studenti (come un po' tutti gli abitanti di San Francisco e dintorni) tendono ad essere un po' eccentrici, ma anche perchè l'entrata principale del campus (The Sather Gate) è affolata ogni giorno da banchetti delle più svariate associazioni.
E anche fuori dal campus, a "downtown" (la città vera e propria) oltre ad uno stuolo di suonatori di strada, si possono trovare elementi strani forte. Oltre a qualche tribuno che arringa la folla, puoi vedere qualche punkabbestia che al confronto in Italia son belli, oppure ex figli dei fiori, o gente che ride, o gente che attacca bottone, così per strada...
Ecco, qui dentro e fuori del campus la gente è amichevole assai; oltre ad essere gentili quando uno straniero sperduto chiede informazioni (la prima settimana fermavo la gente a ogni incrocio per non sbagliare), si mettono volentieri a parlare, senza essere importuni.
Questa atmosfera un po' sinistroide si respira perfino dagli adesivi attaccati sulle macchine (moolto americano): "Defeat Bush" è un tormentone. Pare che qui, alle ultime elezioni, il partito repubblicano abbia preso meno voti del Green Party. Insomma un feudo democratico, tanto che all'entrata principale del campus, ci son perfino attivisti che vendono copie de "The Socialist Worker", periodico angolofono analogo del nostro -nostro si fa per dire- "Lotta Comunista".
Per fortuna -sempre si fa per dire- che dall'altra parte della strada regalano copie de "The Californian Patriot", periodico altrettanto d'assalto ma di stampo conservatore! Sarà che a Berkeley dichiararsi conservatori è molto controcorrente, sarà che nessuno li ascolta, ma nell'andar sopra le righe dei "miti sinistroidi" a volte son pure simpatici. A volte no, s'intende!
E dopo tutto questo sproloquio potevo risparmiarvi un cenno sul posto dove vivo? Ma certo che no! Vivo in una coop che NON è un supermercato ma una casa di studenti che si organizzano pe r mantenersi risparmiando un po'. L'atmosfera è simpatica, a parte che sono il più ggiovane qua dentro, gli altri hanno tutti anni e anni di esperienze assurde alle spalle (esercito, corpi di pace in paraguay, etc etc). Siccome però bisogna fare cinque ore alla settimana di lavoro, io cucino, così faccio la pasta a modo mio e combatto la nostalgia!
Qui a Berkeley le dolci colline digradano verso le acque della baia, popolate da scoiattoli, studenti e segnate dal solito reticolo cartesiano di strade, che si vede in mille altre città d'america.
I dolci declivi della cittadina ospitano non solo villette in legno ed eccentrici vecchietti, ma anche il campus dell'università di California, Berkeley. La città è piccola, e tutto o quasi gravita attorno all'università.
Il campus, di primo acchito, può sobriamente essere definito una gabbia di matti. Non solo perchè i docenti e gli studenti (come un po' tutti gli abitanti di San Francisco e dintorni) tendono ad essere un po' eccentrici, ma anche perchè l'entrata principale del campus (The Sather Gate) è affolata ogni giorno da banchetti delle più svariate associazioni.
E anche fuori dal campus, a "downtown" (la città vera e propria) oltre ad uno stuolo di suonatori di strada, si possono trovare elementi strani forte. Oltre a qualche tribuno che arringa la folla, puoi vedere qualche punkabbestia che al confronto in Italia son belli, oppure ex figli dei fiori, o gente che ride, o gente che attacca bottone, così per strada...
Ecco, qui dentro e fuori del campus la gente è amichevole assai; oltre ad essere gentili quando uno straniero sperduto chiede informazioni (la prima settimana fermavo la gente a ogni incrocio per non sbagliare), si mettono volentieri a parlare, senza essere importuni.
Questa atmosfera un po' sinistroide si respira perfino dagli adesivi attaccati sulle macchine (moolto americano): "Defeat Bush" è un tormentone. Pare che qui, alle ultime elezioni, il partito repubblicano abbia preso meno voti del Green Party. Insomma un feudo democratico, tanto che all'entrata principale del campus, ci son perfino attivisti che vendono copie de "The Socialist Worker", periodico angolofono analogo del nostro -nostro si fa per dire- "Lotta Comunista".
Per fortuna -sempre si fa per dire- che dall'altra parte della strada regalano copie de "The Californian Patriot", periodico altrettanto d'assalto ma di stampo conservatore! Sarà che a Berkeley dichiararsi conservatori è molto controcorrente, sarà che nessuno li ascolta, ma nell'andar sopra le righe dei "miti sinistroidi" a volte son pure simpatici. A volte no, s'intende!
E dopo tutto questo sproloquio potevo risparmiarvi un cenno sul posto dove vivo? Ma certo che no! Vivo in una coop che NON è un supermercato ma una casa di studenti che si organizzano pe r mantenersi risparmiando un po'. L'atmosfera è simpatica, a parte che sono il più ggiovane qua dentro, gli altri hanno tutti anni e anni di esperienze assurde alle spalle (esercito, corpi di pace in paraguay, etc etc). Siccome però bisogna fare cinque ore alla settimana di lavoro, io cucino, così faccio la pasta a modo mio e combatto la nostalgia!
sabato, settembre 17, 2005
Una foto a lungo attesa
Miei cari...
arrivato a Berkeley, il buon Ale ha deciso di conoscere la gente ggiusta sin da subito, perciò è andato di soppiatto (ma và aveva l'invito, come tutte le altre matricole) al party organizzato dal rettore.
Non solo il nostro ha mangiato a sbafo, ascoltando a metà il discorso di benvenuto del padrone di casa. Non solo ha sorriso appena alle tradizionali barzellette del presidente dell'associazione degli studenti (cosa vinci se vai in macchina attraverso Stanford gettando soldi dal finestrino? Una laurea!) ma, mai domo, ha ben pensato di farsi fare una foto col rettore medesimo con una macchinetta digitale prestata!
E qui, purtroppo, ha cominciato a soffrire. Bullatosi con troppe persone dell'evento, ha atteso due settimane la fatidica e-mail con la foto! Ma finalmente l'atteso evento è giunto...
Ecco a voi il rettore, nella sua canuta saggezza, attorniato da svariati studenti fra cui notate lo splendore di me medesimo!!!Non solo il nostro ha mangiato a sbafo, ascoltando a metà il discorso di benvenuto del padrone di casa. Non solo ha sorriso appena alle tradizionali barzellette del presidente dell'associazione degli studenti (cosa vinci se vai in macchina attraverso Stanford gettando soldi dal finestrino? Una laurea!) ma, mai domo, ha ben pensato di farsi fare una foto col rettore medesimo con una macchinetta digitale prestata!
E qui, purtroppo, ha cominciato a soffrire. Bullatosi con troppe persone dell'evento, ha atteso due settimane la fatidica e-mail con la foto! Ma finalmente l'atteso evento è giunto...
martedì, settembre 13, 2005
Benvenuti...
Iscriviti a:
Post (Atom)